Sebbene la maggioranza delle persone si auguri che la propria vita possa sempre andare per il meglio, esistono persone che hanno un’irrazionale avversione per la felicità. Questa specifica paura prende il nome di cherofobia ed ha caratteristiche ben definitee.
L’evidenza empirica suggerisce che esistono differenze individuali nel modo in cui le persone regolano loro esperienze emotive positive e negative. Mentre alcune persone assaporano l’affetto positivo come per quanto possibile, altri sono più inclini a smorzare il loro umore positivo e affettivo. Questi dati suggeriscono che le persone a volte evitano deliberatamente la felicità e si impegnano in alcune attività che le farebbero sentire meno felici o addirittura tristi. La paura della felicità, dovuta alla convinzione che la gioia possa avere conseguenze negative, ha un nome ben specifico: cherofobia (dal greco antico χαίρω, kairo “rallegrarsi” e φοβία, fobia “paura”).
Da cosa nasce la paura di essere felici?
Le persone possono avere vari motivi per aver soffrire di questa paura. Uno dei motivi per cui questa particolare fobia può svilupparsi è la convinzione che, nel caso in cui si provasse felicità, presto si verificherebbe un evento negativo, come punizione per essersi permessi un momento di leggerezza. Oppure, siccome essere felici porta con sé l’attenzione e l’invidia delle altre persone, certe persone particolarmente sensibili al giudizio altrui preferirebbero essere tristi piuttosto che invidiati o odiati. Un altro aspetto particolarmente influente nello sviluppo di questa paura sarebbe data alla preoccupazione di certe persone di poter perdere il controllo sulle proprie emozioni positive e/o sulle reazioni comportamentali a queste emozioni. Non sarebbero quindi le attività divertenti a fare loro paura, ma il timore che se si lasciassero andare, e si sentissero felici e spensierate, allora accadrebbe qualcosa di terribile o, semplicemente, non preventivato. Per queste persone la serenità è vista come una condizione di vulnerabilità che porta ad innescare un circolo vizioso di rimuginio e ansia volto a prevenire pericoli e minacce.
Sebbene la cherofobia non sia inserita nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5), le sue caratteristiche permettono di classificarla come una forma di ansia. Infatti, esistono sintomi specifici condivisi da coloro che sono spaventati dalla felicità. Chi soffre di cherofobia:
- Prova ansia e quando viene invitato a partecipare a eventi sociali: l’idea alla base è che partecipare ad attività sociali comporti uno spreco di tempo e di fatica e che mostrarsi contenti sia pericoloso (per le ragioni spiegate sopra). Questa avversione si tramuta spesso in un vero e proprio evitamento.
- Spesso ha avuto esperienze traumatiche in età infantile: l’idea che esista un subdolo meccanismo di compensazione ha spesso origine da traumi ed esperienze negative. Coloro che rinnegano la felicità hanno avuto esperienze in cui in passato, successivamente ad un momento felice, si è subita una punizione o una umiliazione. Questo “trauma” non risolto influisce sulla possibilità di sentirsi felici perché si teme inconsapevolmente di essere nuovamente puniti.
- Ha spesso un carattere introverso o perfezionista: gli introversi potrebbero avere più probabilità degli altri di sviluppare la cherofobia in quanto possono sentirsi intimiditi o a disagio in gruppo. Per quanto riguarda le persone con tendenza al perfezionismo una delle motivazione è data dal fatto di imporsi standard molto elevati e quindi la felicità viene vista come un tratto tipico delle persone ingenue e superficiali.
Come gestire la paura della felicità?
Un aspetto fondamentale per capire e quindi trattare questo tipo di ansia è quello di comprenderne al meglio eziologia, storia clinica e meccanismi di mantenimento. A tal proposito la terapia cognitivo comportamentale è un trattamento utile per comprendere le cause del disturbo e modificare il proprio modo di affrontare le specifiche esperienze evitate, in modo da portare a divertimento e gioia, anziché esclusione e rabbia.
Bibliografia utile
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