La psicologia positiva è un movimento nato negli Stati Uniti d’America alla fine degli anni Novanta il cui obiettivo è quello di studiare come il pensiero positivo possa influire sullo stato di salute di un individuo, concorrendo a determinare il suo benessere. Uno di questi è l’ottimismo.
L’ottimismo può essere indicato come la tendenza a credere che si possano raggiungere dei risultati positivi, piuttosto che negativi. In pratica, si tratta di tratto relativamente stabile che determina l’aspettativa generalizzata di risultati positivi in situazioni di vita rilevanti. Ciò porta le persone ad avere un’aspettativa positiva nei confronti del presente e del futuro.
L’ottimismo ed il suo contrario, il pessimismo, sono dunque sono abitudini di pensiero che portano le persone ad interpretare quello che capita nella loro vita in modo piuttosto che in un altro. Se prendiamo, ad esempio, l’avverarsi di una situazione negativa, gli ottimisti tendono ad interpretare ciò che capita loro in termini di brevità temporale e a percepirsi come artefici della possibilità di cambiamento, e grazie a questo modo di pensare riescono a perseguire i loro obiettivi più facilmente. Al contrario i pessimisti tendono a vivere le situazioni stressanti in maniera più negativa perché sono incapaci di vedere ciò che sta succedendo in maniera transitoria. Essi tendono a generalizzare e a non riuscire ad intravedere una possibilità di cambiamento e ciò porta ad immobilismo e a rinunciare ai propri obiettivi.
Questo spiega anche come mai gli ottimisti ottengano risultati migliori più brillanti in molti settori di vita, quali quello professionale, affettiva, sociale, e godano di un migliore stato di salute. Inoltre, l’ottimismo alimenta il buonumore e conferisce forza, determinazione e speranza.
Stili esplicativi: il modo di pensare influenza il modo di vivere
Gli stili esplicativi che ognuno di noi applica nell’interpretare gli eventi quotidiani della nostra vita sono fondamentali per orientare il nostro stato d’animo verso l’ottimismo o il pessimismo. Lo stile esplicativo è caratterizzato da tre dimensioni cruciali: la permanenza, la pervasività e la personalizzazione. Rispetto a queste tre dimensioni gli ottimisti e i pessimisti si collocano su posizioni diametralmente opposte. Vediamole nel dettaglio.
- Permanenza: fa riferimento a quanto la percezione delle cause dei propri successi o dei propri fallimenti perdura nel tempo ed è modificale. Le persone ottimiste attribuiscono i fallimenti a condizioni temporanee, che passeranno e quindi la situazione viene affrontata con maggiore leggerezza. Al contrario, i pessimisti si colpevolizzano fortemente e sono portate a credere che gli esiti negativi ad aspetti negativi di sé o nella mancanza di abilità che non riusciranno mai ad avere.
- Pervasività: fa riferimento al modo in cui le persone si spiegano l’accadere degli eventi. Alcune persone nonostante incontrino difficoltà in ambito specifico (ad es. il lavoro), riescono ad affrontare adeguatamente gli altri ambiti di vita, altre invece tendono a generalizzare e a catastrofizzare. L’ottimista vive il fallimento come attribuito ad un evento specifico e incidentale (questa volta è andata male) mentre il pessimista lo attribuisce alle proprie incapacità (sono stato un incapace). Quando si verificano i successi, invece, l’ottimista lo attribuisce alle proprie capacità (sono stato bravo) mentre il pessimista lo attribuisce ad un evento specifico e fortuito (questa volta è andata bene).
- Personalizzazione: consiste nell’individuare la causa degli eventi negativi in se stessi oppure in fattori esterni. Le persone che tendono ad essere severe con se stesse, sono più propense ad accusarsi quando vanno in contro ad un fallimento e, di conseguenza, hanno una bassa autostima. Al contrario, coloro che attribuiscono, in maniera realistica, gli eventi negativi a fattori esterni, non perdono l’autostima. Ovviamente è importante mantenere una visione realistica della situazione: attribuirsi responsabilità di eventi che non dipendono da noi potrebbe portare a sviluppare sensi di colpa e impotenza, mentre attribuirsi successi scaturiti da fattori favorevoli e fortuiti, porta ad una visione distorta della realtà.
Come si impara ad essere ottimisti?
A seconda del proprio stile esplicativo si può riconoscere se si tende all’ottimismo o al pessimismo. Una volta misurato il proprio stile si possono apportare modifiche per migliorare il proprio stile di pensiero. Un esercizio molto utile è la tecnica dello specchio.
Il modo in cui affrontiamo la vita traspare chiaramente agli altri, ma spesso meno a noi stessi. L’esercizio dello specchio serve a prendere consapevolezza di come manifestiamo le nostre emozioni all’esterno. Ad esempio, se siamo arrabbiati avremo spesso gesti di stizza, se siamo tristi avremo pensieri negativi che influiscono sul nostro buon umore. Cerca quindi di guardarti allo” specchio” di tanto in tanto: fermandosi a prendere consapevolezza del proprio stato d’animo e cercando di capire cosa ci ha portato a vivere quell’emozione. Una volta individuata la causa, ad esempio un nostro pensiero, andiamo a modificare quel pensiero negativo con uno più positivo. Vedrai che il tuo umore cambierà in positivo!